Nessuno vuol arrendersi all’idea di correre il secondo
avvenimento ciclistico del mondo senza pubblico,
La triste opzione delle porte chiuse, tuttavia, esiste.
«Noi lavoriamo per il momento solo a un progetto:
Giro a porte aperte - ha detto ieri il direttore della
corsa rosa, Mauro Vegni a Tuttobiciweb.it -. È chiaro che
ci saranno delle indicazioni sanitarie ben precise da
seguire, questo è pacifico, ma al momento il Giro è una
manifestazione che dovrà essere aperta, anche perché dovrà
essere simbolo di ripartenza e rinascita di un intero Paese,
che sta patendo gravi danni economici, soprattutto a
livello turistico». Un simbolo di ripartenza del Paese,
della capacità dell’Italia di reagire.
Calendario alla mano, l’appuntamento con la prima tappa
friulana, la Rivolto-Piancavallo è fissato per il
18 ottobre. Le Frecce Tricolori, che hanno già annullato
diverse esibizioni compresa la festa per i 60 anni di
metà settembre, sono allertate rappresentando per Rcs ma
anche lo stesso Governo, un irrinunciabile veicolo
promozionale del Paese nel mondo.
«Lavoro per un Giro aperto al pubblico, per una base di
Rivolto capace di accogliere gli spettatori, pur nel
rispetto delle nuove norme di sicurezza che ci verranno
indicate, per un Monte di Ragogna, due giorni dopo, pieno
di alpini per una grande festa», spiega il patron delle
tappe friulane, Enzo Cainero. «Se poi questo non fosse
possibile - chiude - è chiaro che ce ne dovremmo fare una
ragione, ma il ciclismo secondo me è concepibile soltanto
con la gente intorno. Magari a distanza e con una mascherina
addosso, ma sulle strade a fare il tifo per i corridori».
Sì, chiudere la base al pubblico sarebbe facile, basterebbe
aprirla solo ai corridori o a una carovana ridotta, ma
sarebbe una sconfitta. L’ennesima, certo la meno importante,
ma l’ennesima ad opera di questo maledetto virus. —
Fonte: www.Ilpiccololo.it